Democrazia a rischio Un’Assemblea Costituente di Widmer Valbonesi Da più parti da alcuni anni si paventa che nel nostro paese il rischio più grosso sia quello della perdita della democrazia. È un rischio effettivo o questo spettro viene agitato per pura speculazione politica? Credo che il rischio sia reale e che già da alcuni anni noi viviamo al limite, se non oltre i limiti imposti dalla carta costituzionale che fissa le regole, i princìpi e la forma di stato e di governo della Repubblica italiana. Dopo la guerra, i partiti erano divisi su tutto, per cui trovare una sintesi che fissasse regole e forma di repubblica non era così semplice né scontato. Eppure, attraverso l'Assemblea Costituente, i partiti trovarono la saggezza e l'unità necessaria a costruire la Repubblica Italiana. La Repubblica parlamentare con un sistema bicamerale, sovranità popolare, poteri distinti ed indipendenti, un Presidente della Repubblica con funzioni di garanzia. Sistema elettorale proporzionale a tutela del pluralismo politico e culturale per dare al Parlamento la sua funzione di sintesi politica e legislativa. Si dice che quei presupposti che hanno garantito il sistema democratico dovevano essere cambiati per garantire la governabilità. Una tesi non suffragata da tesi scientifiche perché l'automatismo, sistema proporzionale meno governabilità e sistema maggioritario maggiore governabilità, è smentito dalla pratica. Berlusconi poteva contare di una maggioranza ampia ma è stato frenato dalle componenti interne al PDL e lo stesso Renzi pur contando su una maggioranza dovuta ad una legge maggioritaria, che la suprema corte ha dichiarato illegittima, le difficoltà le trova con le sue componenti interne, non con gli alleati di governo. Ed è difficile far credere che la Germania è meno stabile e governabile dell'Italia, pur avendo un sistema parlamentare e un sistema elettorale proporzionale se pur con sbarramento. La mia domanda è semplice: può un Parlamento eletto con una legge, dichiarata dalla Suprema Corte, illegittima cambiare la Costituzione eletta da una Costituente con il voto di una parte sola di un partito e di qualche transfuga? Può un partito a maggioranza relativa far diventare il Senato una camera di secondo grado composta da consiglieri regionali nominati dai partiti dopo aver trasformato le Province nello stesso modo e avendo un Parlamento Europeo eletto dal popolo, ma che non governa la politica dell'Europa perché lo fa una commissione non eletta dal popolo? Dove finisce la sovranità popolare se non può esprimersi e se in presenza di una Repubblica Parlamentare, il Parlamento è esautorato e a decidere sono logiche esterne al Parlamento e decise da un unico partito? Di fatto si governa per voti di fiducia, per decreti legge, per sintesi ricercate negli organi del PD e con un Presidente della Repubblica che non solo non è arbitro ma che è parte, come dimostrano le recenti esternazioni di Napolitano e i silenzi di Mattarella che sono ancora più inquietanti. La coincidenza della figura del segretario del partito che detiene la maggioranza parlamentare grazie ad una legge illegittima con quella di Presidente del Consiglio scarica poi, tensioni sul Parlamento e gli toglie quel ruolo di sintesi politica e legislativa che la Costituzione gli assegna. Non è un caso che le forze politiche di opposizione scrivano al Capo dello Stato per protestare contro questo metodo autoritario e oltre le regole che Renzi pratica quando minaccia di ricorrere al voto di fiducia sulla legge elettorale. Non serve nemmeno che grandi costituzionalisti già consulenti del Presidente o emeriti presidenti della Corte Costituzionale dichiarino anticostituzionale sia l'Italicum che l'abolizione del Senato a convincere Renzi ad un momento di riflessione serio sulla materia come converrebbe al processo democratico. Se poi, pensiamo che la pratica usata in questi mesi pur in spregio alla Costituzione non ha prodotto nulla di qualitativamente rilevante come politica di governo, allora occorre chiedersi se ne vale la pena o se non si debba procedere alla convocazione di un'Assemblea costituente che prepari una riforma costituzionale col tempo necessario ma definito e lì si fissino le nuove regole condivise e la nuova forma di stato e di governo. Con un referendum confermativo che restituisca al popolo la sovranità sottratta? Il Pri è per questa soluzione e sosterrà questa battaglia con grande determinazione ed impegno a tutti i livelli. Roma, 16 Aprile 2015 |